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Processo Penale Telematico – Delibera del Consiglio Superiore di Magistratura sullo stato della giustizia penale telematica

Come recentemente annunciato sul portale del Consiglio Superiore di Magistratura (per approfondimenti si veda questo link), nella seduta del plenum dello scorso 9 gennaio, è stata approvata – su proposta della settima commissione – la relazione sullo stato della giustizia penale telematica.
Detta relazione prende in esame l’ultimo triennio di attività relativa all’informatizzazione del processo penale. A tutt’oggi non esiste ancora un vero Processo Penale Telematico, e ciò – come evidenzia il CSM – in virtù di due principali ostacoli, ossia, “la persistenza di più applicativi non sempre in collegamento tra di loro e l’assenza di una normativa cogente che lascia alla discrezionalità dei singoli uffici la scelta di informatizzare o meno le diverse fasi del processo penale.”
In particolare, solo il S.I.C.P. (ossia Sistema Informativo della Cognizione Penale) risulta essere utilizzato su tutto il territorio nazionale, come anche il Sistema per le Notifiche Telematiche penali (denominato S.N.T.), mentre altri software, quali il gestore documentale T.I.A.P. (Trattamento Informatico Atti Processuali), hanno ancora una diffusione marginale.
Dal punto di vista normativo, prosegue la relazione, il Processo Penale Telematico è stato interessato da numerosi interventi normativi che hanno portato all’applicazione di norme e principi già previsti in altri ambiti disciplinari.
L’approvazione del D.lvo 179 del 26 agosto del 2016, ad esempio, ha esteso la disciplina del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) anche al processo penale, ponendosi come importante punto di svolta nella progressiva formazione di un diritto positivo sul processo penale telematico. Allo stesso modo devono essere considerati degni di nota anche le progressive estensioni di principi e istituti propri del processo civile telematico. Tutto ciò, però, non può prescindere dalle peculiarità proprie dei procedimenti di carattere penalistico e, in virtù di ciò, il CSM ritiene imprescindibile che vengano garantite alcune priorità nello sviluppo di una procedura penale informatizzata:

1) La segretezza dei dati attraverso la massima sicurezza nelle comunicazioni, tecniche di crittografia avanzate, innalzamento delle barriere antintrusione del dominio giustizia.
2) La necessità di garantire l’estrema qualità e precisione del dato giudiziario, per sua natura destinato ad integrare sistemi diversi (es. casellario giudiziale) e che incidono sui diritti fondamentali del cittadino. Inoltre, il dato informativo e statistico incide su importanti istituti ordinamentali come le valutazioni di professionalità dei magistrati, la produttività degli uffici ed i carichi di lavoro, anche in relazione alla definizione delle piante organiche e delle esigenze di mobilità.
3) La rapidità e la sicurezza nella gestione degli affari giudiziari attraverso sistemi di rete e di hardware capaci di assicurare la stabilità e non interruzione dei flussi giudiziari con adeguati meccanismi di back up dei dati e affidabilità dei tratti di rete collegati con gli uffici (ormai passati dalla gestione comunale a quella ministeriale).”

Per giungere alla vera e propria informatizzazione dei procedimenti penali, quindi, si dovrà necessariamente tenere conto di tutti i punti sopra rilevati e – soprattutto – dovrà essere accantonata l’attuale visione dell’informatizzazione delle attività processuali che, almeno per l’ambito penalistico, sembra tutt’oggi ancora ferma alla mera dematerializzazione dei documenti cartacei e non invece orientata verso lo sviluppo di documenti nativi digitali che – per forza di cosa – dovranno prendere il posto delle produzioni di carattere analogico.
Tralasciando in questa sede l’analisi che viene fatta in tema di dotazioni hardware e software degli Uffici Giudiziari, nonché quella relativa ai singoli applicativi attualmente in uso nelle diverse strutture presenti sul nostro territorio, il Consiglio Superiore di Magistrature conclude tracciando una serie di linee guida per il futuro sviluppo del processo penale telematico:

“1. reingegnerizzare e ricondurre ad unità gli applicativi del PPT garantendo la possibilità di gestione complessiva nelle diverse fasi del procedimento e del processo penale. Tale attività deve essere condotta in costante sinergia con il circuito dell’autogoverno (Sto, rid, magrif ed uffici giudiziari) anche al fine di evitare le problematiche rilevate nel corso della diffusione del PCT;
2. sviluppare una consolle del magistrato penale in grado di gestire – con modalità tecnologicamente adeguate – tutti gli aspetti lavorativi correlati alla funzione ricoperta (anche da remoto ed in mobilità);
3. assumere iniziative necessarie degli applicativi che gestiscono le comunicazioni e le notifiche provvedendo all’adeguamento delle norme primarie e secondarie per rendere efficace e funzionale il sistema individuando altresì soluzioni tecniche adeguate per l’utilizzo delle PEC in entrata;
4. adottare progressivamente il documento nativo digitale nella prospettiva di un reale avvio del processo penale telematico;
5. proseguire ed implementare, di concerto tra la Scuola della Magistratura, il C.S.M. ed il Ministero della Giustizia, il piano di formazione volto ad approfondire e rendere omogeneo il livello di competenze teoriche e tecnico-pratiche in materia informatica-organizzativa dei giudici ordinari, onorari e in tirocinio;
6. estendere i piani formativi-informativi ai tirocinanti e al personale di cancelleria, incentivando l’attuazione di un percorso condiviso tra giudici, avvocati, ausiliari, tirocinanti, personale amministrativo;
7. garantire la formazione del personale tecnico e, in particolare, degli amministratori di sistema, affinché possano svolgere, anche con l’ausilio di ulteriori risorse umane eventualmente individuate dal Ministero della Giustizia, attività di supporto ai giudici e al personale amministrativo nell’utilizzo degli applicativi ministeriali e nella conoscenza delle modifiche evolutive e delle nuove funzionalità;
8. incentivare la partecipazione dei magistrati ai momenti di formazione-informazione in materia informatica e organizzativa, attraverso l’opera di sensibilizzazione dei capi degli uffici e dei semidirettivi e la valorizzazione delle relative competenze del magistrato in sede di valutazione di professionalità;
9. curare la raccolta e la pubblicazione, nei portali dedicati della Scuola Superiore della Magistratura, del Consiglio Superiore della Magistratura e del Ministero della Giustizia, del materiale aggiornato relativo alla formazione, alle procedure organizzative adottate ed agli aspetti tecnici e tecnologici delle componenti del nascituro processo penale telematico, utile per assicurare la circolarità delle comunicazioni e garantire la formazione continua;
10. proseguire nell’opera di trasparenza del servizio giustizia introducendo la possibilità di un accesso da remoto agli uffici giudiziari, anche a maggior tutela dei soggetti deboli e con gap tecnologico;
11. automatizzare ove possibile i processi di lavorazione degli atti, introducendo i pagamenti telematici, al fine di agevolare ulteriormente il lavoro delle cancellerie;
12. introdurre una normativa secondaria chiara ed organica, che disciplini da subito– anche sulla base dell’esperienza maturata del PCT – gli aspetti principali del PPT;
13. garantire una banca dati giurisprudenziale pienamente ed agevolmente fruibile, senza gravare gli uffici giudiziari di attività ed oneri impropri
14. garantire ai magistrati dotazioni e servizi che consentano l’adeguamento tecnologico delle modalità di lavoro, consentendo il lavoro da remoto, con garanzia delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro e del diritto alla disconnessione.”

Il Consiglio Superiore della Magistratura, concludendo, sembra focalizzare l’attenzione del legislatore e del Ministero della Giustizia su tre punti fondamentali per un corretto sviluppo del processo penale telematico, punti che, anche questo commentatore, si sente in pieno di condividere:

  1. Garantire una buona dotazione hardware e software ai Magistrati.
  2. Prendere l’esperienza del processo civile telematico quale traccia per non replicare errori commessi in passato nello sviluppo della procedura telematica.
  3. Prevedere un serio piano formativo per Magistrati e personale tecnico.

Si auspica, quindi, che nel corso del 2019 si possa arrivare ad un serio e concreto passo avanti verso la completa digitalizzazione dei procedimenti penali.
 
 
 
A cura di Luca Sileni – Avv.to iscritto all’ordine di Grosseto referente informatico dell’ODA di Grosseto e Segretario del Centro Studi Processo Telematico

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