Fatturazione elettronica

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Sempre più concreto un obbligo di fatturazione elettronica in ambito europeo

A seguito della pandemia da Covid-19, il gap IVA in ambito europeo è destinato a crescere, e per questo sempre più Stati stanno valutando l’introduzione di un obbligo di fatturazione elettronica. Anche dal Parlamento europeo, così come dalla Commissione, stanno arrivando indicazioni molto chiare di procedere in questa direzione.

Nel 2018 il gap IVA in ambito europeo, cioè il divario tra l’IVA potenzialmente incassabile e quella realmente riscossa, era di 141 miliardi di euro, di cui 32 riferiti all’Italia. Da uno studio elaborato dalla Commissione europea, a seguito della crisi sanitaria dovuta al Covid-19, si era stimato che per il 2020 il gap IVA avrebbe raggiunto 164 miliardi di euro, con un incremento di ben 23 miliardi di euro.

La composizione del gap IVA è da attribuirsi a diversi fattori, quali ad esempio;

  • Frodi, come quelle a “carosello”, pratica diffusa nell’ambito delle cessioni intra-UE, dove viene appositamente costituita una società “cartiera” che acquista beni da un fornitore stabilito in altro Stato membro, e quindi in regime di non imponibilità IVA, dopodiché i beni vengono venduti a una seconda società che li immette nel mercato interno, mentre la società cartiera, pur avendo riscosso l’IVA dall’acquirente, non provvede a versarla;
  • Evasioni, non certificando le operazioni svolte con l’emissione della fattura;
  • Errori e inesattezze, dovuti a conteggi o calcoli sbagliati in fase di liquidazione; 
  • Fallimento, dove l’imposta non viene versata per l’insolvenza dell’azienda.

La recente guerra in Ucraina ha ulteriormente peggiorato la situazione, con i diversi Stati membri che hanno la necessità di reperire risorse finanziarie per far fronte agli ingenti interventi pubblici a sostegno delle economie sempre più in difficoltà. Le Agenzia delle Entrate europee quindi, si stanno attrezzando per ridurre in modo efficiente il gap IVA, facendo sempre più ricorso alla tecnologia.

In questo contesto, sia il Parlamento europeo che la Commissione si stanno muovendo all’unisono, con iniziative che stanno definendo in modo chiaro, almeno in ambito IVA, come sarà in futuro il monitoraggio dei contribuenti. Si riportano le principali tre iniziative.

1° iniziativa

Il 10 febbraio di quest’anno, nella Relazione recante raccomandazioni alla Commissione su una fiscalità equa e semplice a sostegno della strategia di ripresa, il Parlamento europeo invitava la Commissione a “valutare la possibilità di introdurre gradualmente la fatturazione elettronica obbligatoria in tutta l’Unione entro il 2023, concentrandosi su una significativa riduzione dei costi di conformità, in particolare per le PMI. L’emissione delle fatture dovrebbe essere amministrata solo mediante “sistemi” gestiti dallo Stato/certificati, garantendo la piena protezione dei dati”. È certamente la prima volta che in un documento ufficiale, il Parlamento europeo solleva l’esigenza di introdurre, anche se in modo graduale, un obbligo di fatturazione elettronica quale efficace strumento per contrastare il gap IVA. I tempi non sono proprio stretti, si parla infatti del 2023, ma va evidenziato che la recente guerra in Ucraina imprimerà un maggior impulso all’iniziativa, dato che vi sarà l’esigenza di finanziare le casse dei diversi stati Membri sempre più vuote. Viene rilevato poi che l’emissione delle fatture elettroniche dovrebbe essere amministrato solo tramite “sistemi gestiti dallo Stato/certificati”, il che fa pensare che i modelli preferiti saranno quelli che prevedono un hub centrale, come ad esempio il modello Italiano costituito appunto dal sistema di interscambio gestito dall’Agenzia delle Entrate, oppure quelli che prevedono dei provider certificati quali interfaccia verso l’amministrazione finanziaria.

2° iniziativa

Sempre ad opera del Parlamento europeo, nell’ambito della Risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 sull’attuazione della sesta direttiva IVA: cosa manca per ridurre il divario dell’IVA nell’UE? viene rilevato testualmente che è “necessario valutare un’introduzione più armonizzata della fatturazione elettronica in tutti gli Stati membri, al di là del suo attuale uso obbligatorio negli appalti pubblici all’interno dell’UE, poiché si è dimostrata uno strumento efficace di lotta alle frodi e all’evasione nei paesi dove è stata introdotta anche per altri tipi di operazioni, portando altresì a una maggiore semplificazione e a una riduzione dei costi di conformità”. Anche se non viene espressamente menzionato, il riferimento è certamente all’Italia, dato che ad oggi è l’unico Stato membro ad aver introdotto un obbligo di fatturazione elettronica in ambito B2G, B2B, B2C. Il punto da evidenziare comunque, è che l’unico modo per contrastare il gap IVA è l’introduzione di un obbligo di fatturazione elettronica B2B e B2C.

3° iniziativa

Su iniziativa della Commissione europea, dal 20 gennaio 2022 al 5 maggio è possibile partecipare a una consultazione pubblica denominata “L’IVA nell’era digitale”, con lo scopo di raccogliere indicazioni e suggerimenti provenienti da aziende e professionisti, al fine di adattare le attuali norme IVA all’era digitale che stiamo vivendo, oltre che impiegare le nuove tecnologie digitali per consentire agli Stati membri di contrastare le frodi e le evasioni IVA e al contempo semplificare le modalità di trasmissione dei dati IVA da parte delle aziende.

La consultazione pubblica è essenzialmente incentrata su tre argomenti:

  • Modernizzare gli obblighi di comunicazione dei dati IVA con possibilità di estendere la fatturazione elettronica;
  • Adottare il regime delle piattaforme digitali ai nuovi sviluppi IVA;
  • Agevolare gli adempimenti IVA anche attraverso lo sportello unico (OSS) e lo sportello unico per le importazioni (IOSS).

Considerando poi che dei 141 miliardi euro di gap IVA stimati per l’anno 2018 ben 50 sono riconducibili a frodi per operazioni cross-border intra-UE, sarebbe auspicabile sin da subito l’introduzione di un obbligo di fatturazione elettronica sulle suddette operazioni, casomai impiegando PEPPOL (Pan-European Public Procurement On-Line) per agevolare l’interoperabilità tra i vari provider.

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