Processo civile telematico

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Problematiche tecniche per i depositi telematici e per l’accesso al PST

Tra il 22 e il 25 aprile scorso i professionisti hanno registrato alcuni errori di scarto sulle buste telematiche e sui documenti che raccolgono i dati del deposito telematico. Quali sono state le cause di queste anomalie? Ne parliamo nel nostro articolo fornendo al professionista alcuni utili consigli su come tutelarsi in futuro in caso di criticità analoghe.

A seguito degli aggiornamenti ministeriali installati dalla Direzione Generale dei Sistemi Informativi Automatizzati fra il 22 e il 25 aprile scorso, molti professionisti hanno riscontrato problematiche di vario genere nei depositi telematici e nell’accesso ai servizi del PST Giustizia.

In particolare, si sono presentati errori di scarto delle buste telematiche e successivamente errori generici sul file “datiatto.xml” che – come è noto – è il documento digitale che raccoglie i dati del deposito telematico.

Tali problematiche sono state originate da due ordini di ragioni, da un lato la mancata funzionalità del REGINDE per quasi 24 ore – elemento che ha provocato gli scarti automatici delle buste – dall’altro l’avvenuta implementazione degli schemi – così detti V5 – nei software di cancelleria.

L’implementazione della versione 5, appunto, degli schemi ministeriali per il deposito telematico, ha effettivamente comportato l’abbandono dei vecchi schemi atto (versione 4) che era presente all’interno della totalità dei programmi per il deposito telematico, provocando un disallineamento fra la busta telematica prodotta al momento del deposito, e il software di gestione della cancelleria di destinazione.

Posto che, in ogni caso, si auspica che il Ministero risolva definitivamente le problematiche legate agli aggiornamenti dei sistemi del Dominio Giustizia, si raccomanda comunque a tutti i professionisti di:

  1. Conservare sempre in modo adeguato – preferibilmente tramite la conservazione a norma – la seconda PEC di ogni deposito (così detta “ricevuta di consegna”) poiché risulta essere, a livello normativo, l’unica vera prova della tempestività di un deposito telematico.
  2. Aggiornare sempre con la massima frequenza i software in uso per la trasmissione digitale degli atti, posto che – proprio detti aggiornamenti – sono volti ad allineare i programmi di gestione delle cancellerie a quelli in dotazione ai professionisti per il deposito.
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