Il Codice della crisi e gli strumenti utili per monitorare gli indizi di crisi e garantire la continuità aziendale.
Con il D.Lgs n.14/2019 è stato approvato lo schema di decreto recante il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, attraverso il quale il legislatore ha voluto riformare in modo organico le procedure di crisi e di insolvenza, facendo confluire in un unico testo le c.d. procedure maggiori e le c.d. procedure minori (indicate nella legge n. 3/2012 e successive modificazioni e integrazioni).
L’intervento trae origine dalla necessità di consentire alle imprese, in un contesto economico sempre più incerto, di preservare o ripristinare la propria continuità aziendale, offrendo agli imprenditori procedure e strumenti utili per un’azione tempestiva.
L’evidente incapacità di alcune imprese italiane di attivare autonomamente un processo di ristrutturazione precoce in una fase dell’insolvenza ha, in molti casi, sostanziale fondamento nell’inadeguatezza degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili, nell’assenza di adeguati strumenti di pianificazione e nella scarsa capitalizzazione del patrimonio aziendale.
Partendo da questi presupposti, il legislatore ha deciso di integrare l’art. 2086 del codice civile, inserendo il secondo comma con cui si è voluta richiamare l’attenzione sulla responsabilità dell’imprenditore nell’adozione di una cultura aziendale che valorizzi e integri sistematicamente strumenti di pianificazione e controllo con degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati, entrambi volti a garantire la continuità operativa dell’impresa sul mercato. Di fatti, solamente attraverso il monitoraggio costante delle performance aziendali e attraverso una pianificazione efficiente dell’impiego di risorse, è possibile individuare eventuali scostamenti dagli obiettivi prefissati e intervenire rapidamente per prevenire o gestire segnali di crisi.
In un quadro così delineato, è intervenuto il D.L. n. 118/2021 che ha voluto delineare anche una diversa metodologia di approccio ai primi segnali di crisi, prevedendo l’intervento della figura di un “facilitatore”, ovvero di un esperto super partes con il compito di accompagnare l’impresa nel processo di risanamento, offrendo un piano per ripristinare l’equilibrio economico, finanziario e patrimoniale e agevolare le trattative tra questa e i creditori.
Tuttavia, lo scopo prioritario rimane invariato: preservare la continuità aziendale. Questo principio è ulteriormente rafforzato dall’ultimo intervento normativo, il D. Lgs. n.136/2024, con cui il legislatore ha voluto dare maggiore concretezza agli obiettivi che gli assetti aziendali devono perseguire. In definitiva, l’imprenditore che adotta sistemi di programmazione e pianificazione efficaci e segue le linee guida preventive, è in grado di prevenire la crisi.
A partire da queste brevi considerazioni, in questa rubrica vogliamo offrire al lettore una serie di spunti e riflessioni sui principali strumenti di analisi economico-finanziari, enfatizzando il ruolo del commercialista e più in generale del consulente d’impresa, il cui compito è sicuramente quello di accompagnare le differenti realtà aziendali alla comprensione, prima, e al superamento, in seconda battuta, di uno stato di insolvenza attraverso il ricorso non solo agli strumenti stragiudiziali così come richiamati nel c.d. Codice della Crisi, ma anche attraverso l’implementazione di strategie e strumenti di controllo che garantiscano all’impresa una gestione proattiva e resiliente.