Innovazione digitale

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Professionisti e Cloud

Nel corso degli ultimi quattro anni il cloud è diventato uno strumento di lavoro capace di rivoluzionare il rapporto fra professionisti e clienti, incidendo su fatturato e soddisfazione del pubblico. Adottare le tecnologie cloud è per molti liberi professionisti una questione di equilibrio: fra costi e benefici, ma anche fra una impostazione tradizionale del lavoro e la necessità di apprendere nuovi metodi.
 
L’indagine 2016/2017 dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale si concentra sul rapporto fra professionisti e cloud, rilevando quali siano i fattori che ne hanno stimolato la crescita, e quali i fattori che ne hanno frenata la diffusione. L’Osservatorio ha analizzato le risposte di un elevato numero di professionisti a domande specifiche riguardo alle tecnologie cloud, e ne emerge la fotografia di una situazione in rapido mutamento, con alcuni trend ben definiti.
 
Delegare gli aspetti tecnici
L’aspetto che emerge fin da subito parlando di cloud è l’opportunità di poter demandare al fornitore tutti o parte degli aspetti tecnici della gestione delle risorse informatiche. Non toccherà più al professionista preoccuparsi di avere, per esempio, sufficiente spazio di archiviazione sul proprio hard disk: dello stoccaggio di software e dati si farà carico il fornitore, così come delle problematiche inerenti il backup dei dati o le procedure per il disaster recovery.
 
Differenti modelli, differenti utilizzi
Sulla base di quali aspetti vengano affidati al fornitore e quali rimangano responsabilità del cliente, si distinguono diverse tipologie di cloud computing:
 

  • IaaS (Infrastruttura come Servizio) e PaaS (Piattaforma come Servizio): secondo questi due modelli il fornitore cura unicamente la componente hardware (nel primo caso) o l’hardware più il sistema operativo e altre dotazioni di base (nel secondo caso), lasciando al cliente la scelta di quale software installare nonché tutto l’onere della configurazione tecnica e sistemistica. E’ un modello molto diffuso, che richiede però che il professionista sia affiancato da risorse tecnicamente preparate. Azure di Microsoft o S3 di Amazon sono esempi che rientrano in questa classificazione.

 

  • SaaS (Software come Servizio): il fornitore provvede a tutte le esigenze di hardware e software. Il cliente deve decidere come usare ciò che gli viene fornito, senza curarsi di gestione e manutenzione. Un esempio di servizio SaaS è Gmail, la posta elettronica di Google.

 

  • BPaaS (Processo come servizio: il cliente), una volta definito il servizio, affida totalmente la gestione al fornitore, in maniera “automatica”.

 
I professionisti preferiscono il “Software come Servizio”
Negli ultimi quattro anni, la spesa italiana per l’acquisto di soluzioni cloud è cresciuta di circa il 17% l’anno. A fronte di questa crescita, è interessante studiare come i professionisti abbiano adottato o stiano adottando delle soluzioni cloud per le proprie attività, e quali vantaggi e ostacoli vedano nell’adozione di queste tecnologie.
 
Un primo dato rivela che i professionisti preferiscono il modello SaaS (Software come Servizio) rispetto all’Infrastruttura come servizio: circa il 66% degli intervistati non usa il cloud per servizi hardware, e solo un terzo circa è interessato in futuro ad adottare una soluzione IaaS. Per contro, oltre l’80% degli intervistati già utilizza servizi SaaS: email, sistemi gestionali e archiviazione dati, fatturazione e gestione paghe.
professionisti cloud
Sicurezza dei dati e presenza dei server in Italia
Su questo fronte lo studio dell’Osservatorio evidenzia come le garanzie che il fornitore del servizio cloud fornisce in tema di sicurezza dei dati (sia dal punto di vista della normativa privacy che da quello legato alle procedure di autenticazione, backup e disaster recovery degli stessi) siano decisivi. Altrettanto importante è l’ubicazione fisica dei server, che incide sulla tutela legale delle persone coinvolte: un fornitore europeo che subappalti il servizio a infrastrutture esterne all’UE, soggette a leggi diverse può esporre i clienti a sanzioni o contestazioni.
 
La centralità del contratto di fornitura
La mancanza di una normativa specifica per il cloud rende centrale il contratto di fornitura del servizio, che deve diventare il principale oggetto di attenzione per il professionista. Se è vero che l’assenza di vincoli normativi particolari rappresenta un elemento di flessibilità in grado di favorire lo sviluppo del mercato attorno a questa tecnologia, è altrettanto vero che le caratteristiche di trasparenza contrattuale e di affidabilità del fornitore del servizio diventano in questo scenario ancora più importanti.
 
Timori e opportunità
Le interviste operate sugli oltre 1000 studi professionali mettono in luce anche un’ampia gamma di timori e – al contrario – consapevolezze di possibili vantaggi derivanti dall’adozione del cloud.
Fra le preoccupazioni, le principali riguardano l’infrastruttura (serve una rete abbastanza “robusta”), insieme con i costi di formazione di chi utilizzerà i nuovi strumenti. Altro deterrente è l’idea di dover dipendere da terzi (il fornitore) per la continuità del business. Clienti dello studio restii ad adottare servizi online sono un ulteriore freno.
Sul fronte opposto, l’adozione del cloud permette di ottimizzare tempi e costi, consentendo l’accesso in mobilità ai servizi, la condivisione dei dati con i clienti dello studio e l’utilizzo di un sistema informativo unico a fronte di studi con più sedi. Il cloud consente inoltre di delegare completamente (o almeno in parte) al fornitore la gestione “tecnica” dello studio, che in questo modo libera tempo e risorse per concentrarsi sul suo business. Persino la presenza di clienti ostili alla nuova tecnologia può segnalare clienti che rappresentanto un “costo” piuttosto che una voce di ricavo.
 
 

Fonte: Ricerca 2017 dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano “Professionista tra le nuvole: sogno o realtà?”
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