FAQ • Crisi di impresa

Come gestire gli ammortamenti nella redazione dei bilanci post COVID?

Ci si chiede se, relativamente alla redazione dei bilanci 2020, la sospensione totale o parziale dell’attività d’impresa possa in qualche modo incidere sul calcolo degli ammortamenti ai fini civilistici, considerando il mancato o ridotto utilizzo delle immobilizzazioni nel processo produttivo.

È indubbio che il lockdown imposto dall’emergenza epidemiologica in corso, nonché la ripresa lenta dell’attività lavorativa, abbiamo di fatto provocato un rallentamento e/o interruzione del processo produttivo, da cui un minor utilizzo delle immobilizzazioni.

A tal proposito in data 16 luglio è stata diffusa da parte dell’Oic in bozza una comunicazione in cui si fa richiamo, appunto, alla possibilità, di modificare, anche in corso di esercizio, il metodo di contabilizzazione degli ammortamenti, stante quanto previsto dagli Oic 16 e 24.

Secondo i principi contabili, i metodi di ammortamento accettati sono tre e lo scopo è quello di imputare all’esercizio una quota di valore che tenga in considerazione la durata della vita utile del cespite. Il metodo più utilizzato e di più immediata applicazione è chiaramente quello “a quote costanti” che garantisce un equo frazionamento del valore secondo i coefficienti di ammortamento associabili a ciascuna delle categorie di beni.

È ovvio però, che tale rappresentazione, in un esercizio come quello influenzato dal Covid-19, non sia, nella maggior parte dei casi, rispondente del reale utilizzo dei beni, comportando quindi una stima errata dei costi da imputare a conto economico in fase di redazione di bilancio.

A tal fine viene appunto riconosciuta la possibilità di ricorrere a metodi più razionali, come quello “per unità di prodotto”, che permette di attribuire a ciascun esercizio la quota di ammortamento di competenza calcolata come rapporto tra quantità prodotte nell’esercizio di riferimento e la stima delle quantità realizzabili durante la vita utile dell’immobilizzazione. In tal senso si ritiene che si possa garantire una più equa ripartizione dei costi di esercizio.

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