L’indice di indebitamento previdenziale e tributario
Richiamando gli indici di allerta introdotti dal CNDCEC; ci si vuole soffermare sull’interpretazione dell’indice di indebitamento tributario e previdenziale alla luce degli strumenti messi a disposizione del contribuente (es. piano di ammortamento rateali, definizioni agevolate del debito, ecc..) in un’ottica di ristrutturazione finanziaria delle imprese.
Relativamente all’indice di indebitamento previdenziale e tributario, dato dai debiti iscritti nella voce D 12) e D 13) esigibili entro e oltre l’esercizio sul totale dell’attivo, è opportuno da subito fare alcune considerazioni tese a migliorare il grado interpretativo dei risultati che ne deriveranno.
La prima di queste attiene la giusta distinzione dei debiti di natura previdenziale e tributaria scaduti e per i quali si è usufruito degli strumenti di dilazione e definizione agevolata del debito (rateizzazioni). A quest’ultimo proposito sarebbe auspicabile, infatti, rifacendosi al piano di rateizzazione, distinguere la parte dei debiti scaduti e da pagare entro l’esercizio successivo, rispetto a quelli che andranno pagati oltre l’esercizio successivo. Così facendo, si avrà la possibilità di confrontare la parte del debito a breve con la parte dell’attivo a breve per valutare, secondo quanto disposto dall’art. 13 del codice della crisi, la “sostenibilità dei debiti per almeno i sei mesi successivi e delle prospettive di continuità aziendale”, in un orizzonte temporale che va quindi non oltre i dodici mesi, come anche indicato dall’OIC 11 al paragrafo 22.
Un’ulteriore considerazione che potrebbe rivelarsi utile parlando di debiti tributari è legata alle informazioni su eventuali contenziosi, che potrebbero interferire sul reale valore complessivo del debito nonché sulla probabilità che il medesimo possa tramutarsi in futura uscita finanziaria per l’impresa.