\/figure>\n\n\n\n
MATES (Margine di tesoreria)<\/strong>, che è dato dalla differenza tra (Liquidità immediate + Liquidità differite) – Passivo corrente. A differenza del precedente indicatore, nel conteggio del MATES non viene considerato il magazzino e, pertanto, il giudizio sulla solvibilità è depurato di un valore soggettivo e di conseguenza della discrezionalità dell’estensore del bilancio. <\/p>\n\n\n\n Il\nMATES può essere: <\/p>\n\n\n\n Anche in questa circostanza rappresentiamo graficamente le tre condizioni.<\/p>\n\n\n\n Oltre agli indicatori, la solvibilità può essere analizzata ricorrendo ai seguenti indici: <\/p>\n\n\n\n Questo indice può assumere un valore >1; =1; <1. <\/p>\n\n\n\n Volendo\ncorrelare l’indice con l’indicatore di disponibilità possiamo affermare che:<\/p>\n\n\n\n Il risultato dell’indice di disponibilità dovrebbe oscillare in un\nrange tra 1,2 – 1,5. Un indice di disponibilità inferiore all’unità molto\npresumibilmente è sintomatico di uno squilibrio finanziario in atto, in quanto\nevidenzia il finanziamento dell’attivo fisso con il passivo corrente.\nBisognerebbe capire se trattasi di una situazione fisiologica o eventualmente\npatologica. <\/p>\n\n\n\n Questo indice\npuò essere ricompreso tra >1; =1; <1. <\/p>\n\n\n\n Corrispondentemente\nrispetto all’indicatore di tesoreria, avremo che: <\/p>\n\n\n\n Il range del valore a cui si dovrebbe tendere è compreso tra 0,8 –\n1. Qualora si dovesse realizzare un dato inferiore allo 0,8, occorrerà\nintervenire tempestivamente. <\/p>\n\n\n\n È bene evidenziare come sia opportuno determinare sia il valore\ndegli indicatori che di indici che mettono a confronto le medesime grandezze\npatrimoniali. Un esempio numerico può chiarire quanto detto: <\/p>\n\n\n\n Dalla lettura della tabella risulta che se ci limitassimo alla\nsola determinazione dell’indicatore, il giudizio non potrebbe che essere\npositivo, considerando che si passa ad un + 500 nell’anno n ad un + 1.000\nnell’anno n+1. Nel caso in cui, invece, analizzassimo anche il dato dell’indice\ndi disponibilità, risulta che sia nel primo che nel secondo esercizio, il\nvalore è pari a 2; il che non denota\nnessun miglioramento sostanziale. <\/p>\n\n\n\n Passando all’analisi sulla solidità aziendale, il principale\nobiettivo è quello di accertarsi che il capitale proprio e, tutt’al più, il\ncapitale di terzi (principalmente finanziamenti) di medio e lungo periodo\nriescano a finanziare l’intero attivo fisso. <\/p>\n\n\n\n La solidità dell’azienda aumenta quanto maggiore è l’apporto del capitale proprio nella copertura dell’attivo immobilizzato, in quanto l'“indipendenza” da fonti esterne permette e migliora la risposta ai cambiamenti imposti dal mercato, attraverso una riorganizzazione di natura strategica e operativa del business aziendale. Nel senso opposto, ovvero quando si ricorre a cospicue fonti di finanziamento esterne si potrebbe incorrere in una maggiore rigidità finanziaria a discapito della libertà delle scelte del management aziendale. <\/p>\n\n\n\n Tra gli\nindicatori che indagano la solidità aziendale ricordiamo: <\/p>\n\n\n\n MAS<\/em> (Margine di struttura), determinato come differenza tra il patrimonio netto e l’attivo fisso. Dal confronto tra il PN e l’AF possiamo ottenere le seguenti ipotesi:<\/strong><\/p>\n\n\n\n MASA (Margine di Struttura Allargato)<\/strong>, che è dato dalla differenza tra (Patrimonio Netto + Passivo a M\/L) – Attivo Fisso. Si tratta di un indicatore che esprime il ricorso al capitale di terzi a M\/L termine per il finanziamento dell’attivo fisso, a motivo di un capitale proprio non sufficiente a garantire la solidità dell’impresa. Il passivo consolidato è rappresentato non solo dai finanziamenti, ma anche da voci come i fondi rischi e oneri e il fondo TFR. La sommatoria tra il patrimonio netto ed il passivo consolidato determina il passivo permanente. <\/p>\n\n\n\n Con\nriferimento a questo indicatore, è possibile determinare: <\/p>\n\n\n\n Nell’interpretazione dei valori relativi agli indicatori di solidità, è opportuno approfondire la formazione del patrimonio netto come del passivo consolidato (o a medio e lungo termine) per considerare, ad esempio, il peso del capitale di terzi a m\/L rispetto al patrimonio netto, la composizione del patrimonio netto se formato in prevalenza da riserve di utili (autofinanziamento proprio) o di capitale, il grado di ammortamento (quote di ammortamento residue) in relazione a una programmazione di rinnovo parco impianti, ecc..<\/p>\n\n\n\n Dagli indicatori di solidità passiamo agli indici di solidità che\nricordiamo sono dati dal quoziente, e non tra la somma algebrica di due\ngrandezze nel nostro caso patrimoniali. Nelo specifico abbiamo: <\/p>\n\n\n\n Il risultato di questo indice può essere >1; =1; <1. <\/p>\n\n\n\n Correlandolo agli indicatori, poiché le grandezze considerate\nnella sua determinazione sono le medesime avremo che:<\/p>\n\n\n\n Il valore “ideale” dell’indice in questione dovrebbe oscillare tra\nlo 0,7 – 1. Per valori prossimi all’unità, si tratterebbe di imprese con un\nalto grado di solidità. <\/p>\n\n\n\n Questo indice\npuò assumere un valore >1; =1; <1. <\/p>\n\n\n\n Il valore\nideale dell’indice dovrebbe essere compreso tra 1 – 1,2. Nel caso di valori al\ndisotto del range si prefigurerebbe una condizione di instabilità finanziaria\ndi medio e lungo periodo. <\/p>\n\n\n\n Per un’analisi più completa sulla struttura finanziaria e patrimoniale e sugli equilibri che ne conseguono, può essere necessario procedere alla determinazione di ulteriori indici, e in particolare:<\/p>\n\n\n\n Analizziamoli\nbrevemente<\/p>\n\n\n\n Indice di autonomia finanziaria e di indipendenza finanziaria<\/strong><\/p>\n\n\n\n Quanto più alto è il valore di questo indice, tanto maggiore è la\ntestimonianza del grado di indipendenza finanziaria dell’impresa.<\/p>\n\n\n\n Questo indice può assumere valori >1 oppure =1. Solitamente il valore si presenta >1, seppur sarebbe auspicabile che non si allontanasse dall’unità in quanto attesterebbe il forte grado di indebitamento. <\/p>\n\n\n\n Indici di durata e di rotazione<\/strong><\/p>\n\n\n\n Gli\nindici di durata e di rotazione stabiliscono invece la dinamica temporale con\nla quale si registra il ritorno sotto forma di liquidità del capitale investito\n(ROCI, acronimo di rotazione del capitale investito), nonché la dinamica\ntemporale, con riferimento alla durata media di pagamento dei debiti (in particolare\ncommerciali) rispetto alla durata media di riscossione dei crediti (in\nparticolare commerciali).<\/p>\n\n\n\n Nello specifico gli indici di durata\nsi fondano sull’ipotesi di una distribuzione uniforme durante l’anno delle\nclassi reddituali (vendite, consumi, acquisti). Laddove rilevante è il fenomeno\ndella stagionalità perdono di espressività, in quanto il loro valore è\nsottoposto, nel periodo amministrativo di riferimento, a frequenti ed elevate\noscillazioni. <\/p>\n\n\n\n Tra gli indici di durata ricordiamo:<\/p>\n\n\n\n Considerando la durata del magazzino e la durata dei crediti\ncommerciali, al netto della durata dei debiti commerciali, è possibile determinare\nil fabbisogno medio finanziario di breve periodo. <\/p>\n\n\n\n Pertanto, quanto maggiore è la differenza tra la durata del\nmagazzino + durata dei crediti - durata dei debiti commerciali (durata media\ndel ciclo di circolante netto) tanto più è rilevante la necessità di coprire\nl’intervallo di tempo che intercorre tra il momento del pagamento dei fornitori\ned il momento della riscossione dei crediti. Diversamente, qualora si dovessero\naccorciare sia tempi di immagazzinamento ed eventualmente anche i tempi di\nriscossione dei crediti commerciali, si riduce la necessità di finanziare il\npagamento dei debiti a breve, riuscendo a liberare con l’attivo corrente liquidità\nsufficiente. <\/p>\n\n\n\n Gli indici di rotazione esprimono, dal canto loro, il numero di volte che un investimento si rinnova nel corso di\nun periodo amministrativo (convenzionalmente dodici mesi) grazie al completamento\ndel ciclo produttivo. Tra gli indici di rotazione riportiamo: <\/p>\n\n\n\n Indici di elasticità o di rigidità aziendale<\/strong><\/p>\n\n\n\n Per finire gli indici di elasticità e di rigidità<\/em> che scaturiscono,\nper quanto riguarda gli investimenti, dal rapporto tra le classi di voci\ndell’attivo circolante e dell’attivo fisso sul totale attivo (o capitale\ninvestito). In tal caso l’azienda si dice elastica quando, in termini\npercentuali, gli impieghi a breve (Attivo circolante o corrente) risultano\nmaggiori rispetto a quelli a medio e lungo termine (Attivo fisso), viceversa l’azienda\nsi classifica come rigida. <\/p>\n\n\n\n Discorso del tutto analogo va fatto per le fonti di finanziamento<\/strong>, per le quali si procede rapportando i raggruppamenti di voci del passivo (corrente, consolidato e patrimonio netto) sul totale del capitale acquisito (o totale passività). Per cui, focalizzandoci sul passivo dello stato patrimoniale, l’impresa si dice rigida se, in termini percentuali, il peso dei finanziamenti di medio e lungo termine, risulta maggiore rispetto al peso percentuale dei debiti a breve termine. In tal caso, la dipendenza finanziaria potrebbe influenzare, a lungo andare, il processo decisionale e, conseguentemente, le scelte del management aziendale, che non potrà non considerare gli effetti prodotti sui tanti terzi creditori. <\/p>\n\n\n\n Si parla, invece, di elasticità dei finanziamenti<\/strong>, nel caso in cui vi fosse, in termini percentuali, una prevalenza dei debiti a breve su quelli a medio e lungo termine. In quest’ultimo caso ci troviamo di fronte a una situazione sicuramente più onerosa, ma indubbiamente meno “vincolante” per l’impresa. <\/p>\n\n\n\n È bene precisare che, l’indagine sulla rigidità ed elasticità degli investimenti e dei finanziamenti deve essere sempre rapportata alla tipologia di attività economica svolta dall’impresa, nonché letta nel rispetto dell’armonizzazione temporale tra attivo fisso e attivo corrente rispetto al passivo permanente e il passivo corrente. in tal senso, ad esempio, avere una struttura rigida da un punto di vista dell’attivo immobilizzato ed elastica con uno sguardo al passivo, potrebbe comportare una mancata correlazione tra la liquidità liberata dall’attivo e le esigenze di estinzione del passivo. <\/p>\n\n\n\n Richiamando alcuni indici di elasticità o rigidità aziendale\navremo:<\/p>\n\n\n\n<\/figure>\n\n\n\n
\n \n
\n Attivo Corrente<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Passivo Corrente<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Liquidità imm. + Liq diff.<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Passivo Corrente<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n Anno n<\/strong><\/td> <\/td> Anno n+1<\/strong><\/td> <\/td><\/tr> Attivo corrente <\/td> 1.000 <\/td> Attivo corrente <\/td> 2.000 <\/td><\/tr> Passivo Corrente <\/td> 500 <\/td> Passivo Corrente <\/td> 1.000 <\/td><\/tr> CCN (Ac-Pc) <\/td> 500 <\/td> CCN (Ac-Pc) <\/td> 1.000 <\/td><\/tr> Indice di disponibilità (Ac\/Pc) <\/td> 2 <\/td> Indice di disponibilità (Ac\/Pc) <\/td> 2 <\/td><\/tr><\/tbody><\/table><\/figure>\n\n\n\n Lo studio della solidità aziendale<\/h3>\n\n\n\n
<\/figure>\n\n\n\n
<\/figure>\n\n\n\n
\n \n
\n Patrimonio netto<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Attivo fisso<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Passivo permanente<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Attivo fisso<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n Gli altri indici per l’indagine dell’equilibrio finanziario dell’impresa. <\/h3>\n\n\n\n
\n \n
\n Capitale proprio<\/span><\/td>\n x100<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Capitale Acquisito (Tot. Passività)<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Capitale investito<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Capitale proprio<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Magazzino materie prime <\/span><\/td>\n x365 gg<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Consumo di materie<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Magazzino prodotti finiti<\/span><\/td>\n x365 gg<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Costo del venduto <\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Crediti v\/ clienti (al netto dell’IVA)<\/span><\/td>\n x365 gg<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Fatturato<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Debiti v\/ fornitori (al netto dell’IVA)<\/span><\/td>\n x365 gg<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Acquisti<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Reddito operativo<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Capitale investito<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Consumo di materie prime<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Magazzino materie prima<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Costo del venduto<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Magazzino prodotti finiti<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Fatturato<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Crediti v\/clienti (al netto dell'IVA)<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Acquisti<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Debiti v\/fornitori (al netto dell'IVA)<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Attivo fisso<\/span><\/td>\n x100<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Capitale investito (Tot. Attività)<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n \n \n
\n Attivo circolante<\/span><\/td>\n x100<\/span><\/td>\n <\/tr>\n \n Capitale investito (Tot. Attività)<\/span><\/td>\n <\/tr>\n <\/tbody>\n<\/table><\/figure>\n\n\n\n