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Le reti in agricoltura per ottimizzare
e sviluppare il lavoro

Si avvicina la vendemmia e come ogni anno tornano i problemi legati alla scarsità di manodopera da impiegare in campagna. Come fare?

 

Da alcuni anni le aziende agricole faticano nella fase di raccolta per la scarsità di personale. Il problema è comune a tutti i settori ma nel mondo viticolo assume una particolare rilevanza. Storicamente la vendemmia era un rito collettivo di un territorio che, per alcune settimane, riversava tutte le sue “braccia” tra i filari: studenti, pensionati, disoccupati, dopolavoristi, amici parenti….

Oggi le cose sono molto cambiate e il lavoro si è maggiormente “professionalizzato”, e questo è un bene.

Sono sorte però alcune significative difficoltà:

  1. L’azienda agricola fatica a trovare lavoratori in loco e quando li trova le pratiche per la loro assunzione temporanea sono complesse e dispendiose;
  2. i numerosi lavoratori stagionali stranieri sono reclutati da organizzazioni che in appalto gestiscono la vendemmia per le imprese e sono numerosissime le segnalazioni di irregolarità se non di reati legati a forme più o meno mascherate di “caporalato”.

In questa situazione le strategie per l’imprenditore agricolo sono due:

1°strategia – Selezione dei fornitori cui appaltare la raccolta dell’uva.

Nel mercato non mancano imprese di servizio che sanno lavorare bene, in sicurezza e nel rispetto delle regole. Costano di più? I motivi sono chiari. Chi di voi prenoterebbe la vacanza in un albergo che offrisse le sue stanze a 10 euro a notte colazione compresa? I dubbi sulla qualità del servizio e quindi sulla bellezza della vacanza sarebbero così forti da indurvi a trovare qualcosa che pur costando di più fosse più rassicurante.

2° strategia – Creare gruppi di lavoro stabili nel tempo e più organizzati.

Molte piccole realtà aziendali, avendo necessità di poco personale, possono offrire prospettive lavorative precarie e poco professionalizzanti. Il risultato è un elevato turnover di personale non specializzato. In ogni caso poca efficienza e produttività. La legislazione sulle reti di impresa viene in aiuto con l’istituto dell’assunzione congiunta.

Nel 2015 con una modifica al d.lgs 276/2003 è stata introdotta l’assunzione congiunta in agricoltura: nello specifico, se il 40% delle imprese che hanno sottoscritto un contratto di rete sono imprese agricole, è ammessa l’assunzione congiunta del personale addetto alle lavorazioni presso le relative aziende.  Il 6 maggio 2015 il Ministero in una circolare ha chiarito  che:

  • i datori di lavoro rispondono in solido al lavoratore;
  • il contratto di rete individua il soggetto capofila tenuto a fare le comunicazioni con il modello UNILAV;
  • allo stesso soggetto sono assegnati tutti gli altri adempimenti: annotazioni sul L.U.L., buste paga, ecc.

Il costo e gli oneri organizzativi del personale vengono così suddivisi tra i soci della rete con grandi risparmi e con maggiore sicurezza.

Da allora sono molte le aziende agricole che, mettendosi in rete, hanno creato organizzazioni di lavoro comuni realizzando importanti vantaggi:

  1. possono offrire maggior lavoro nel corso dell’anno;
  2. fidelizzano e professionalizzano i dipendenti;
  3. ottimizzano i processi di lavoro, vendemmia compresa;
  4. riducono la burocrazia.

C’è un unico vero problema: collaborare tra imprese. Continuerà ad essere un problema?

 

 

 

A cura di Luca Castagnetti, Dottore Commercialista – Direttore Centro Studi Management DiVino di Studio Impresa.

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