Crisi di impresa

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Il cash flow e il rendiconto finanziario

Il rendiconto finanziario come strumento di analisi delle dinamiche finanziarie di un’azienda

L’OIC n. 10 fornisce importanti chiarimenti sui flussi di cassa, o anche “cash flow”, precisando che per la loro determinazione “Il rendiconto finanziario è un prospetto contabile che presenta le cause di variazione, positive o negative, delle disponibilità liquide in un determinato esercizio”, intendendo per disponibilità liquide i depositi bancari e postali, assegni, denaro e valori in cassa, anche in moneta estera.

Il rendiconto finanziario, infatti, rappresenta l’unico strumento per cui è possibile determinare il cash flow, così come richiesto dall’articolo 13 del Codice della crisi in materia di indici di allerta e di Debit Service Coverege Ratio (DSCR). Nello specifico con il rendiconto finanziario si attenzionano le dinamiche finanziarie di un’azienda, intendendo per dinamica finanziaria il susseguirsi di deflussi e afflussi, rispettivamente come impieghi finanziari e fonti finanziarie, da e verso l’impresa.

Il rendiconto finanziario può essere, inoltre, redatto secondo una logica di consuntivazione o prospettica (budget). In entrambe le circostanze si vuole analizzare il passaggio dalla gestione “dinamica” reddituale a quella “statica” patrimoniale. In particolare, i contenuti dello stato patrimoniale sono rappresentativi di una “situazione statica” dei mezzi dell’impresa a una determinata data. La logica di “condizione statica” richiama il concetto di “fondo di valori”. Il “fondo” rappresenta, quindi, un aggregato di elementi in un determinato istante e può far riferimento agli investimenti (attività), ai finanziamenti attinti da terze economie (passività) e ai finanziamenti attinti con mezzi propri (capitale netto).

La variazione, incrementativa o diminutiva, prodotta tra due esercizi consecutivi del valore del “fondo” si dice “flusso”.

Il “flusso” esprime, infatti, il concetto della “dinamicità” correlata all’attività dell’impresa, derivante dalla gestione reddituale operativa ed extra-operativa relativa ad un arco temporale.

Il “flusso” che assorbe risorse finanziarie si dice “impiego” dato da:

  • aumenti di attività;
  • riduzioni di passività;
  • riduzioni di netto.

Il “flusso” che invece determina un afflusso di risorse finanziarie per l’impresa viene detta “fonte” e può essere rappresentata da:

  • aumenti di passività;
  • riduzioni di attività;
  • apporti di capitale netto;
  • gestione reddituale, intesa come somma algebrica tra ricavi di esercizio aumentata dei costi non monetari e ridotta dei ricavi non monetari.

I flussi finanziari per essere adeguatamente indagati, secondo quanto proposto anche dall’OIC 10, occorre vengano distinti per aree gestionali, ovvero per:

  • area reddituale, in cui confluiscono sostanzialmente i flussi finanziari derivanti dalla gestione caratteristica/operativa dell’impresa;
  • area degli investimenti, considerando gli impieghi e le fonti derivanti dagli investimenti e disinvestimenti di attività;
  • area dei finanziamenti, da cui si originano le dinamiche finanziarie che attengono principalmente all’acquisizione ed il rimborso di mezzi finanziari.

La distinzione delle attività aziendali nelle suddette aree ha come obiettivo quello di comprendere come la dinamica reddituale abbia in prima istanza influenzato la variazione dei “fondi” e se quindi vi siano o meno influenze delle altre gestioni (degli investimenti e dei finanziamenti). In relazione all’indagine sulla creazione o assorbimento di risorse finanziarie per l’impresa. È naturale che una dinamica finanziaria riconducibile in misura prevalente alla gestione reddituale tipica dell’impresa sarebbe da considerarsi l’ipotesi più auspicabile.

La fase interpretativa dei risultati relativi ai flussi finanziari prodotti prende avvio dall’indagine sulla composizione del cash flow totale.

Il cash flow totale scaturisce dalla somma algebrica tra il CF reddituale e il CF extra-reddituale.

Dalla combinazione delle due grandezze è possibile registrare quattro ipotesi, così some segue:

 

CF REDDITUALE

CF EXTRA-REDDITUALE

CF TOTALE

1

CF red.+

CF extra red.+

CF tot+

2

CF red.+

CF extra red.

CF tot+ oppure CF tot

3

CF red.

CF extra re.+

CF tot+ oppure CF tot

4

CF red.-

CF extra red.-

CF tot

La prima ipotesi, caratterizzata da CF reddituale e CF extra-reddituale positivi, sarebbe la più auspicabile, seppur occorrerebbe verificare, in termini assoluti, l’entità dei flussi di cassa prodotti dalla gestione ordinaria rispetto a quelli che derivano dalla gestione degli investimenti e dei finanziamenti.

La seconda ipotesi è contrassegnata da un CF reddituale positivo e un CF extra-reddituale negativo.  Si tratta di una circostanza che è solita registrarsi nella realtà, in quanto sovente la gestione extra-reddituale, e in particolare quella finanziaria, assorbe parte delle risorse prodotte dalla gestione operativa. È bene verificare se l’assorbimento non sia tale da erodere tutti i flussi della gestione reddituale determinando CF totale negativo.

La terza ipotesi, rappresentata da un CF reddituale negativo ed un CF extra-reddituale positivo, denota una condizione anomala della struttura finanziaria dell’impresa, poiché il maggior flusso finanziario non proviene dalla gestione reddituale, che risulta negativo, bensì da quella extra-reddituale. In quest’ottica, l’impresa si trova a gestire un disequilibrio finanziario che a lungo andare potrebbe tradursi in un vero e proprio deficit finanziario.

La quarta ipotesi è la più preoccupate, poiché denota una condizione di sofferenza finanziaria patologica data da un CF reddituale negativo e da un CF extra reddituale anch’esso negativo. Gli interventi realizzati, al verificarsi di questa condizione, si rivelano spesso tardivi e inefficaci, anzi del tutto inutili.

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